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L’esposizione al sole esercita moltissimi effetti benefici, alcuni dei quali indipendenti dalla Vitamina D
Questi effetti si riflettono in una minore rischio di diabete, sindrome metabolica, ipertensione, ipercolesterolemia, malattie autoimmuni, infezioni virali (influenza), miopia, tumori, psoriasi, ostacolando l’infiammazione a supportando il sistema immunitario.
L’esposizione al sole, essendo correlata al movimento e all’attività fisica, promuove la salute e il dimagrimento
Si riscontrano inoltre benefici sull’umore e sulla regolazione dei ritmi circadiani, con un miglioramento del sonno e dei livelli di energia
Per massimizzare gli effetti benefici è consigliato esporsi al sole per almeno 15-30 minuti al giorno, con più pelle scoperta possibile, ed in maniera graduale. Ciò dovrebbe consentire al corpo di raggiungere autonomamente i valori massimi di vitamina D necessari. Il tempo necessario cambia in base alla posizione geografica, al colore della pelle, alla conformazione dell’ambiente circostante, e dal periodo dell’anno e orario della giornata.
Per ridurre i rischi è consigliato evitare le esposizioni prolungate e le scottature. Per i soggetti molto sensibili si possono usare creme protettive, avendo cura di selezionare quelle che filtrano sia UVA che UVB. Anche la riduzione dell’apporto calorico e dell’introito di grassi, e l’assunzione di una buona quantità di antiossidanti contribuiscono a ridurre gli effetti negativi dell’esposizione al sole, che in ogni caso superano di gran lunga gli effetti nocivi della non esposizione.
Se l’esposizione al sole non è possibile, un’alternativa, benché non altrettanto efficace, sono i lettini abbronzanti (a spettro completo, di nuova generazione) e l'integrazione di vitamina D
Raggi UV
I raggi UV possono essere suddivisi in due categorie:
UVA: lunghezza d’onda maggiore, meno intensi e correlati all’invecchiamento della pelle. Penetrano in profondità nella pelle, dove possono contribuire alla formazione di tumori cutanei indirettamente tramite la creazione di molecole che danneggiano il DNA. Non contribuiscono alla sintesi della VitD e passano attraverso i vetri.
UVB: lunghezza d’onda minore, più intensi e correlati alle scottature. Promuovono la sintesi della VitD e sono schermati dai vetri. Anche le scottature date dalle UVB possono danneggiare il DNA e promuovere l’insorgenza di tumori della pelle.
Entrambe le tipologie possono causare danni agli occhi, cataratta, e aggravare alcuni tipi di malattia tramite l’immunosoppressione data dalle UVR a favore di virus latenti.
Si stima che lo 0,1% delle morti o disabilità sia causato da un’esposizione eccessiva agli UVR. Di contro, 3,3 miliardi di morti e malattie sono da attribuirsi a livelli insufficienti di esposizione al sole [25].
Vitamina D
Per la maggior parte delle persone, mezz’ora al sole in estate con la maggior parte del corpo scoperto può stimolare il rilascio di 50,000 IU (1.25 mg). Per le persone abbronzate questa esposizione equivale a 20,000–30,000 IU, mentre per le persone di colore a 8,000–10,000 IU [25]. I livelli circolanti di 25-idrossivitamina D raggiungono i valori massimi alla fine dell’estate e il loro minimo alla fine dell’inverno, evidenziando così una variazione stagionale.
La maggior parte delle cellule e dei tessuti nel corpo possiedono recettori per la vitamina D, e si stima che il numero di geni controllati direttamente o indirettamente dalla 1,25-diidrossivitamina D (molecola attiva) sia compreso tra 200 e 2000, includendo quelli che regolano la crescita cellulare e prevengono i tumori, che stimolano l’attività dei macrofagi, modulano il sistema immunitario modificando il rapporto tra i linfociti t-helper-1 e t-helper-2, che potrebbero essere fondamentali per ridurre il rischio di malattie autoimmuni. Altri di questi geni stimolano la produzione di insulina e ne migliorano la sensibilità, promuovono la contrattilità del miocardio e la funzione del muscolo scheletrico, o massimizzano la salute ossea. [3,4]
E’ stato registrato per gli individui con livelli plasmatici di 25-idrossivitamina D ≥95 nmol/l un rischio di infezioni virali acute del tratto respiratorio dimezzato e una riduzione marcata dei giorni di malattia [1,4].
È stata ipotizzata anche una correlazione inversa tra i livelli di vitamina D e l’insorgenza di sclerosi multipla [25]
Lo stesso si può dire dell’insorgenza di diabete di tipo 1, con livelli sufficienti di vitamina D nei primi stadi di vita correlati ad un minor rischio di sviluppare la malattia.
Per quanto riguarda fenomeni ipertensivi e malattie cardiovascolari, la 1,25(OH)D è in grado di ridurre i livelli di renina, ormone che aumenta la pressione nel rene, e di legarsi e recettori delle cellule muscolari dei vasi sanguigni, portandole a rilassarsi. C’è inoltre una componente infiammatoria nell’arterosclerosi, contrastata dall’azione immuno-modulante della vitamina D.
La deficienza di vitamina D è stata associata con un aumento del 50% del rischio di infarto miocardico e del 100% del rischio di morte. La carenza è stata inoltre associata ad un aumento di 2.4 volte, 2.5 volte e 4.0 volte rispettivamente del rischio di pressione alta, alti livelli della glicemia e di sindrome metabolica. [2,4]
Si sa inoltre che la Vitamina D induce la catelicidina, un polipeptide che ostacola le infezioni virali e batteriche, fornendo una possibile spiegazione del perché le infezioni virali come la bronchite, l’influenza e la gastroenterite, e le infezioni batteriche mostrano un’andamento stagionale [25]
Alcuni dati, benché non sufficienti, suggeriscono l’esposizione al sole e gli alti livelli di vitamina D conferiscano una maggiore protezione contro malattie come l’artrite reumatoide, l’asma, tiroidite, sindrome dell’intestino irritabile (IBS), lupus e encefalomielite autoimmune.[25].
È stato suggerito che un livello di 55-60 ng/mL di vitamina D potrebbe essere sufficiente a ridurre l’incidenza di molti tipi di tumori. Questi livelli potrebbero essere raggiunti con facilità con un’integrazione di 4000 IU senza l’esposizione al sole, o con 2000 Iu più 12-15 minuti esposti al sole di metà giornata. [25] È da notare che sciacquare via creme e oli dopo l’esposizione al sole può potenzialmente far perdere parte della vitamina D sintetizzata.
Gli effetti negativi dell’esposizione alle UVR possono inoltre essere minimizzati evitando le scottature, e aumentando l’introito di antiossidanti, nonché limitando le quantità di grassi e calorie assunte. Antiossidanti come i polifenoli, la curcumina, le proantociandine, resvertratolo e silimarina hanno dimostrato effetti protettivi contro il cancro indotto dagli UVR, tramite effetti antimutagenici o immunomodulanti. [25]
Fattori che influenzano l’efficacia dell’esposizione al sole
Gli individui con la pelle molto chiara necessitano di un’esposizione al sole inferiore rispetto a quelli con la pelle più scura. [7]
Esposizioni brevi ma frequenti sembrano inoltre migliori per massimizzare la sintesi di vitamina D e minimizzare i rischi. Esposizioni prolungate causano danni maggiori alla pelle, ma non aumentano la sintesi di vitamina D. [25]
L’altitudine: ad altitudini maggiori l’esposizione agli UVR è aumentata [21]
La latitudine: più si è lontani dall’equatore minore è l’esposizione agli UVR, dato che i raggi solari incidono sulla superficie terrestre con un angolo sempre minore [29]
La presenza di superfici riflettenti (neve, acqua, vetri) aumentano l’esposizione agli UVR [28]
Maggiore è la superficie corporea scoperta, maggiore è l’esposizione della pelle ai raggi solari
Le radiazioni solari di metà giornata sono più intense rispetto a quelle del mattino e del tardo pomeriggio, e sono formate in percentuale maggiore da UVB. Questo sembra essere il momento della giornata più adatto per esporsi al sole. [30]
Perdita di peso
Ci sono evidenze che l’esposizione alla luce solare, in particolare le radiazioni dello spettro della luce blu, possano agire sulle cellule del tessuto adiposo bianco subcutaneo, riducendo le dimensioni delle gocce lipidiche, aumentando il tasso basale della lipolisi e alterando la secrezione di leptina e adiponectina. [33]
Inoltre, l’esposizione al sole è in genere collegata all’attività fisica. L’aumento della spesa energetica che ne consegue può aiutare nella perdita di peso, così come il tempo passato fuori casa, dove l’accesso al cibo è facile ed immediato, può limitare l’assunzione calorica giornaliera.
MELANOMI E MORTALITÀ
Già nel 1937, Peller e Stephenson, studiando i soldati della marina americana, esposti all’aria aperta, ai raggi solari e all’acqua salata, avevano registrato un rischio di 8 volte superiore di tumore alla pelle, ma il rischio di morte a causa di questo tipo di tumori era 3 volte minore di quanto si sarebbero aspettati. Inoltre, registrarono un incidenza di morti legate ad altri tipi di cancro del 60% inferiore rispetto alla media della popolazione [6]
In una coorte composta da donne svedesi (MISS), seguita dal 1990, le donne che utilizzavano lettini abbronzanti avevano un rischio di melanoma maligno (MM) aumentato del 20%, ma il rischio di mortalità per tutte le cause era inferiore del 23%. Vi era inoltre un aumento dose-dipendente nel rischio di morte con esposizioni inferiori, con un rischio del 40% superiore di morti legate al cancro nel gruppo con una bassa esposizione al sole. Il tasso di mortalità in conseguenza di un MM era però inversamente correlato all’esposizione al sole, per cui le donne con un esposizione al sole frequente sono sopravvissute di più al MM (11% di mortalità) rispetto a quelle con un’esposizione moderata (16%) e bassa (36%). [22]
In seguito alla supplementazione di 2000U al giorno di vitamina D per 5 anni è stata registrata una diminuzione del 25% della mortalità a causa di tumori, ma nessun effetto sull’incidenza, suggerendo che questo effetto in seguito all’esposizione al sole possa essere causato da altri fattori [23]
La diminuzione della mortalità può invece essere spiegata dagli effetti immunomodulatori della vitamina D. [24]
Nel complesso, quindi, l’esposizione al sole aumenta l’insorgenza di melanomi (tumori specifici della pelle), ma il tasso di sopravvivenza da questi ultimi è maggiore in chi ha un’esposizione al sole elevata, probabilmente a causa di una prognosi migliorata. Per quanto riguarda i tumori di ogni tipo, la vitamina D sembra essere coinvolta nella prognosi, ma non nella ridotta insorgenza di questi in conseguenza dell’esposizione al sole. [9]
L’aumento dell’incidenza di melanomi come conseguenza dell’esposizione al sole si dimostra essere un rischio minimo se confrontato ai numerosi benefici a favore della prevenzione di molteplici malattie che l’esposizione al sole può conferire.
Le scottature aumentano inoltre il rischio di melanoma [27], quindi per una riduzione del rischio ottimale sarebbe opportuno esporsi gradualmente, per pochi minuti al giorno, e non in un solo momento per tempi lunghi come durante le vacanze.
Inoltre, poiché alcune creme solari e lettini di vecchia generazione bloccano solo le UVB, il rischio di melanoma può aumentare a causa dell’esposizione prolungata alle UVA, più lunga che senza l’utilizzo di protezioni, che provocherebbero un’irritazione e fastidi precoci. In questo caso oltretutto non si avrebbero nemmeno gli effetti benefici delle UVB sulla sintesi della vitD, aggravando la situazione. Il consiglio è quindi quello di utilizzare creme che schermino sia le UVA che le UVB o, ancora meglio, non utilizzare alcun tipo di crema e limitare le esposizioni al tempo necessario per evitare scottature ma massimizzare la sintesi di vitamina D e gli altri effetti benefici.
T2DM
I livelli di esposizione alla luce del sole sono correlati inversamente con l’insorgenza di diabete di tipo 2, con rischio ridotto del 40-60% negli individui magri, del 20-40% negli individui sovrappeso e invariato negli individui obesi [10]. L’esposizione ai raggi UVR nei topi che seguivano una dieta diabetogenica ha mostrato un aumento nella tolleranza la glucosio, una diminuzione delle resistenza insulinica e la soppressione dell’aumento di peso e dei livelli di colesterolo. [11]
Bassi livelli di vitamina D nelle donne sono associati con l’insorgenza di T2DM e diabete gestazionale [12-14], ma la supplementazione sembra non avere un effetto significativo [15]. In risposta all’esposizione solare i valori plasmatici di vitD sono maggiori negli individui magri rispetto agli obesi, con il BMI e i livelli di vitD legati in maniera inversamente proporzionale [14,16]. Considerando inoltre che i livelli vitamina D sono correlati all’esposizione al sole, che a sua volta apporta ulteriori benefici, e che un basso livello di esposizione al sole può essere un componente di uno stile di vita scorretto che a sua volta può degenerare nel T2DM, si capisce come l’esposizione al sole possa essere inversamente correlata all’insorgenza di T2DM [17].
Problemi cardiovascolari (CVD = cardiovascular disease)
Numerosi studi hanno dimostrato una correlazione inversa tra i livelli di vitamina D e gli eventi tromboembolici (VTEs). Bassi livelli di vitamina D sono inoltre correlati con un aumento dell’interleuchina 6 (IL-6), omocisteina, di PAI-1 (inibitore dell’attivatore del plasminogeno) e di TPFI (inibitore della via del fattore tissutale) [8]
È stata inoltre riportata una correlazione inversa tra gli UVR ambientali e i livelli di pressione sistolica [18,19], con un aumento del 59% del rischio di infarto nelle aree sotto la mediana degli UVR ambientali, indipendente dai livelli plasmatici di vitD [18].
Nella coorte MISS, confrontati con quelli che riportavano un’esposizione al sole molto frequente, i soggetti con un esposizione moderata e bassa, erano esposti ad un rischio di dover assumere medicine per l’ipertensione dopo 7 anni rispettivamente del 15% e del 41% superiore. Nella stessa coorte gli individui con esposizione al sole moderata e bassa hanno registrato un aumento della mortalità da CVD del 50% e 130% superiore rispetto a quelli con esposizione alta. [9,20]
Un effetto simile è stato notato in uno studio svizzero, dove vi era una diminuita mortalità dovuta a CVD con l’aumento dell’altitudine, probabilmente a causa del meteo e quindi dell’esposizione ai raggi UV. [21]
L’esposizione al sole mostra benefici cardiovascolari indipendenti dalla vitamina D, dato che la supplementazione non è sufficiente a ridurne l’incidenza. Altri meccanismi devono quindi essere coinvolti:
Ossido nitrico (NO) [5]: questa molecola ha vari effetti, ma il principale è quello di causare la vasodilatazione. Il NO ha un’emivita di pochi secondi, prima di essere ossidato a nitrito (NO2-), che è un composto attivo con varie funzioni, e a sua volte può essere ossidato a nitrato (NO3). Il derma e l’epidermide contengono riserve consistenti di ossidi dell’azoto, in particolare di nitrato, più di 10 volte di quello presente nei vasi sanguigni. E’ stato osservato che i i raggi solari hanno il potere di ridurre il nitrato a nitrito e poi ad ossido nitrico, soprattutto in presenza di tioli, molto abbondanti nella cheratina, componente strutturale della pelle. L’ossido nitrico prodotto può poi essere portato nella circolazione grazie all’alto numero di capillari presenti nel derma. L’irradiazione con raggi ultravioletti di tipo A (che non sintetizzano la VitD) causa un crollo della pressione sanguigna e un aumento della frequenza cardiaca. L’aumento registrato del NO circolante è stato dimostrato essere indipendente dalla quantità di NOS (enzimi che sintetizzano il NO). Un altro effetto del NO è quello di diminuire il consumo di ossigeno durante l’esercizio a causa di un’aumentata efficienza mitocondriale. Vi è inoltre una minor prevalenza di sindrome metabolica e di diabete di tipo 2 in estate rispetto all’inverno; l’esposizione ai raggi UV riduce il guadagno di peso e lo sviluppo della sindrome metabolica nei topi. Il fenomeno sembra essere correlato al NO, mentre l’aggiunta di una dose orale di vitamina D non ha riportato ulteriori benefici.
Mortalità non legata al cancro e a CVD
Nella coorte MISS, le donne con esposizione al sole moderata e bassa erano sottoposte ad un rischio di morte non legato al cancro e CVD del 60% e del 110%, rispettivamente, rispetto a quelle con esposizione al sole elevata. [9]
Melatonina e serotonina
Noi umani siamo programmati per essere attivi quando c’è il sole e riposare durante la notte. La produzione di melatonina è presente durante le ore di buio e azzerata dall’esposizione alla luce. Questo ormone è fondamentale per regolare i ritmi circadiani, e riveste un ruolo fondamentale anche nel contrastare le infezioni, l’infiammazione, il cancro, e le malattie autoimmuni [26].
Quando ci si espone alla luce del sole presto nella giornata, la produzione notturna di melatonina avviene prima, e ci sia addormenta più facilmente di notte. Questo può portare benefici nel caso di insonnia, sindrome premestruale, e disturbo affettivo stagionale (SAD). La produzione di melatonina segue inoltre un ritmo stagionale, con produzione aumentata in inverno. [25]
La serotonina è un precursore della melatonina, convertito in questa solo di notte. Livelli alti di serotonina si riflettono in umore più positivo, calma e focus mentale. La pelle può produrre serotonina e trasformarla in melatonina, quindi c’è un effetto benefico sulla serotonina dato dall’esposizione al sole. [25]
La produzione di melatonina nella società moderna non è ottimale, sia perché stiamo al chiuso che perché stiamo svegli la notte o comunque la sera tardi. La luce artificiale ha una luminosità di mille volte inferiore a quella del sole e non è quindi sufficiente a regolare i ritmi circadiani. [25]
È opportuno perciò esporsi direttamente (non al coperto) alla luce del sole il prima possibile nella giornata, senza occhiali da sole, e rendere l’ambiente dove dormiamo il più oscuro possibile. In alternativa è possibile utilizzare lampade a spettro completo. [25]
Salute degli occhi e della vista
La dopamina inibisce la crescita dell’occhio ed è stimolata dalla luce solare. In assenza di dopamina, l’occhio subisce un prolungamento, con conseguenza la miopia. L’esposizione alla luce solare aiuta a mantenere una distanza corretta tra la lente e la retina, che supporta una visione corretta. Per questo motivo passare del tempo all’aria aperta può ridurre l’insorgenza di miopia. [31, 32]
Allo stesso tempo i raggi UV possono causare l’insorgenza di moltissimi disturbi dell’occhio, come la cataratta. Per questa ragione è opportuno utilizzare occhiali da sole o cappelli che schermano i raggi UV, ma consentono comunque di ottenere i benefici per la vista dell’esposizione alla luce del sole. [32]
Altri effetti
L’esposizione agli UVR ha effetti immunosoprressivi a causa dell’iper regolazione delle citochine (TNF-α and IL-10) e un aumento dell’attività dei linfociti T regolatori che eliminano i linfociti che attaccano il self. Ciò può prevenire le malattie autoimmuni. [25]
I melanociti e i cheratinociti sintetizzano l’ormone stimolante i melanociti (α**-MSH), che limita i danni al DNA, minimizzando il rischio di melanoma, e sopprime la fame. I meccanismi alla base della regolazione dell’appetito non sono del tutto chiari** [25]
In seguito all’esposizione alle UVR induce la sintesi del peptide correlato al gene della calcitonina, che modula una serie di citochine che sono legate a disfunzioni immunitarie. Questo potrebbe spiegare perché l’esposizione al sole aiuti a trattare disturbi della pelle come la psoriasi [25]
Un altro peptide rilasciato dalle cellule nervose della pelle è la Sostanza P, un neuropeptide che produce immunosoppressione locale. [25]
Gli UVR aumentano la produzione delle endorfine, oppiacei naturali, che hanno la funzione di segnalare lo stress cutaneo dell’esposizione al sole. Queste sostanze hanno anche azione analgesica ed eccitante. [25]
Riferimenti
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